Improvvisamente la ventola del computer inizia a girare al massimo durante la navigazione sul web? La batteria del notebook si scarica molto più velocemente del normale? La bolletta dell’energia elettrica è inspiegabilmente più cara del solito? Tutto ciò potrebbe esser causato da uno script cryptominer non autorizzato.

Navigando sul web, sopratutto fermandosi su siti di dubbia provenienza o legati alla pirateria, è sempre più facile incappare nei cryptominer. Si tratta di particolari javascript che, all’insaputa dell’utente, attraverso il browser in uso sfruttano la capacità di calcolo del computer per minare criptovalute.

Tale comportamento scorretto oltre a sovraccaricare pesantemente le risorse del sistema, a lungo può portare anche ad altre fastidiose controindicazioni come il surriscaldamento del computer (con il relativo aumento di attività delle ventole), l’anomala riduzione dell’autonomia della batteria nei computer portatili e, non di meno, le bollette della fornitura elettrica inspiegabilmente più salate.

La lista nera dei cryptominer

A tal proposito, Firefox che da sempre si batte in prima linea per la libertà degli internauti, ha aggiunto alla sua protezione avanzata anti-tracciamento anche la funzione di blocco dei cryptominer.
Per contrastare questa tipologia di software dannosi, il browser Mozilla ha stretto una partnership con Disconnect e stilato la lista nera dei domini che ospitano programmi di cryptomining in modo da offrire la possibilità di fermarli automaticamente.

Con l’ultima versione di Firefox la protezione anti tracciamento è già attivata di default per bloccare gli script cryptominer attualmente noti, così anche gli utenti meno esperti potranno tenersi al sicuro da questo genere di minacce senza conoscere minimamente il mondo delle criptovalute o della blockchain.

Scrocconi di potenza di calcolo

Generalmente le criptovalute vengono “minate” attraverso un complicato sistema di elaborazioni cifrate che il software minatore deve risolvere facendo ricorso ad una elevata potenza di calcolo. Questo si traduce in un grande numero risorse hardware che, lavorando a pieno regime, richiedono un elevato dispendio di energia elettrica. Proprio per risparmiare i costi di gestione di una simile infrastruttura, quelli che in gergo vengono chiamati “cryptojacker” riescono a scroccare la potenza di calcolo degli ignari navigatori facendo ricorso a codice malevolo innestato all’interno di comuni pagine web.

Non a caso, recentemente una mia collega lamentava da giorni un fastidioso ed improvviso rumore prodotto dall’esagerato aumento di velocità delle ventole del suo computer all-in-one. Dalla sua postazione poco distante dalla mia mi sembrava infatti di udire un ronzio simile a quello di un aspirapolvere. Il task manger di sistema indicava che il processo di Chrome aveva portato la CPU al 100% del suo carico di lavoro. Dopo aver chiuso il tab di un sito di sito di gossip che lei era solita leggere, il problema si è immediatamente fermato.
Per la tranquillità di entrambi le ho installato Firefox.